martedì 26 aprile 2016

Recensione: "Accabadora" di Michela Murgia

Buonasera a tutti amici lettori,
il post di venerdì è tremendamente in ritardo, per motivi lavorativi non sono riuscita a farlo uscire in tempo, spero mi perdonerete!




Oggi vi propongo una nuova recensione, questo libro l'ho trovato tra i libri di mia madre e mi ha incuriosito subito.


Il titolo è quello che mi ha attirato, perchè è una parola sarda, e io essendo nata in Sardegna (e vissuta lì fino all'età di 12 anni), sono molto legata alla mia terra, quindi l'ho preso al volo e l'ho voluto leggere.










Titolo: Accabadora
Autrice: Michela Murgia
Anno di pubblicazione: 2009
Casa Editrice: Einaudi
Prezzo: 15,30€ (in copertina rigida, esiste anche in copertina flessibile)
Pagine: 164
Valutazione: 5/5




Trama: "Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre."




Recensione: Non mi dilungherò sulla trama, perchè è un racconto davvero breve e sicuramente farei degli spoiler inutili, quello di cui voglio parlarvi sono le sensazioni che mi ha lasciato questo libro.
Il mio è stato un approccio dovuto alla curiosità scatenata dal leggere una parola sarda, della mia cultura, in un titolo di un libro. Il secondo approccio devo essere onesta è stato di diffidenza, perchè informatami sulla storia ho visto che era un libro premiato con il Campiello nel 2010, e devo dire che ogni volta che leggo un libro premiato mi delude sempre, perchè mi faccio troppe aspettative, e puntualmente vengono disattese.




"L'accabadora è l'ultima madre, colei che aiuta a lasciare la vita perchè se si ha bisogno d'aiuto per nascere, ne si ha anche per morire"






Questi sono i sentimenti con cui ho intrapreso la lettura di questo libro: curiosità e diffidenza.
Per fortuna la mia diffidenza iniziale non mi ha impedito di leggere questo piccolo capolavoro!


Di solito non do facilmente 5 stelline, perché sono molto avara da questo punto di vista, ma in questo caso non ho avuto dubbi.
La trama è semplice, quindi nulla di sconvolgente, ma mi ha lasciato delle emozioni intense, ha risvegliato in me ricordi sopiti di un'epoca in cui abitavo in Sardegna, ricordi della mia infanzia e delle persone che mi circondavano, mi ha suscitato anche delle sensazioni olfattive e gustative, mentre leggevo sentivo sulla lingua il sapore della pasta di mandorle, di tutti i dolci che vengono descritti, ed è stato per me sconvolgente.


E' una storia di tradizioni, di amore, di famiglia, dove tutti i personaggi ti lasciano qualcosa dentro.


Un libro intenso, che colpisce al cuore, quasi poetico, un racconto senza giudizi, che spiega con semplicità come avvengono i fatti senza troppi fronzoli, in maniera diretta.


E' un libro magico, dal sapore antico.


Quando finiscono le 164 pagine vorresti continuare a leggere, perchè la durata non è stata abbastanza, vorresti rimmergerti in quel mondo e non lasciarlo mai.


Un libro che una volta chiuso continua a farti riflettere, che ti fa pensare a lui anche se ormai sono passati svariati giorni da quando l'hai finito.


Sicuramente non sono riuscita ad esprimere fino in fondo quello che mi ha suscitato questo libro, perchè quando le emozioni sono coì intense è difficile districarle, e soprattutto non a tutti potrà risvegliare quella nostalgia di casa che ha risvegliato in me, ma io consiglio comunque caldamente la lettura di questo libro, ne vale davvero la pena.



Spero con questi pensieri disordinati di avervi incuriosito un pochino.


Un saluto
Fede











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